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lunedì 26 settembre 2022

a spartire con me veglie tardive e solitarie

 




La musa nascosta



Tra la mezzanotte ed il mattino

A spartire con me veglie tardive e solitarie

Sopraggiunge una presenza di tal natura che solo

Può esser nata da un perfetto silenzio.

Su una pergamena immacolata cade il raggio

Di qualcosa di più dell'alba: ed un regale

Pensiero, come ombra di aquila,

Sfiora la levigatezza della sua neve.

Sebbene mi abbia celato quel suo volto dei volti

E quella forma ancora eluda la mia arte, 

Tuttavia i doni tutti che la mia fede ha portato

Lungo la scala nascosta del pensiero

Da me sono giunti con quei passi silenziosi

La cui cadenza è il mio cuore che batte.


        di Roy Campbell, la traduzione è mia


ecco la versione originale:

Between the midnight and the morn

To share my watches late and loney,

There dawns a presence such as only

Of perferct silence can be born.

On the blank parchment falls the glow

Of more than daybreak: and one regal

Thought, like the shadow of an eagle,

Grazes the smoothness of its snow.

Though veiled to me that face of faces

And still that form eludes my art,

Yet all the gifts my faith has brought

Along the secret stair of thought

Have come to me on those hushed paces

Whose footfall is my beating heart.


Roy Campbell,  poeta importante del primo novecento, è oggi ingiustamente dimenticato. Era nato in Sudafrica, da  famiglia  facoltosa che lo aveva però diseredato, forse per via delle sue posizioni antirazziste e  la sua ammirazione per la cultura degli Zulù. Un poeta dimenticato dunque. Eppure il suo primo libro di poesie fu pubblicato da T.S. Eliot, eppure ebbe amicizie importanti: Dylan Thomas, il compositore William Walton, lo scrittore Robert Graves. Si era guadagnato la stima  di J. R.R. Tolkien, a cui forse ispirò il personaggio di Aragorn, e di Edith Sitwell, poetessa e saggista inglese, la quale ebbe a definire i versi di Campbell "puro fuoco compresso in forme sacre". In Italia l'opera di questo poeta è rimasta inedita, cosicché la lirica che qui viene presentata è il frutto della mia personale traduzione e del soccorso di alcune carissime amiche.

La musa nascosta esplora il momento in cui la poesia si rivela e prende contatto con la vita  (l'arte ed il cuore) dell'uomo che la riceve come dono. C'è un tempo in cui il mistero sceglie l'occasione di farsi spazio fino a trovare un'anima in ascolto: è il tempo della notte solitaria, quello che non si può abbandonare al sonno, il tempo prezioso della veglia d'armi, della preghiera incessante, della cura scrupolosa dell'artigiano. Qualcosa sopraggiunge a spartire veglie tardive e solitarie e la natura di questa presenza è tale che non può nascere se non da un perfetto silenzio. Le ore notturne, le veglie solitarie, il perfetto silenzio sono le pietre confinarie  di un locus absconditus, nel quale, solo, l'imprevedibile può accadere.

Ecco come Roy Campbell descrive questo momento: la notte oscura lascia d'un tratto il posto a qualcosa di più dell'alba, irrompe una potenza che la parola umana stenta a nominare, tanto che deve accontentarsi di un'approssimazione insicura (ma poeticamente straordinaria). Su una pergamena candida cade un raggio di luce. Il poeta coglie la dignità regale del pensiero disceso di fronte a lui, riconosce gli indizi del suo nobile lignaggio, ma le parole che ha a disposizione sembrano non essere del tutto sufficienti: il pensiero infatti è come ombra di aquila, un residuo dai contorni incerti, una testimonianza labile, il riflesso velato di un'eredità che trascende la natura umana o la sua capacità di esprimersi.

Il carattere provvisorio ed insufficiente dell'esperienza poetica è mediato da diverse spie verbali: il pensiero disceso dall'alto infatti sfiora appena la levigatezza del supporto scrittorio, il volto di tale pensiero è sì magnifico e numinoso , ma rimane pur sempre celato ed infine ogni potenzialità e ogni vigoria possibile nell'arte non restano forse impotenti rispetto alla natura elusiva di ciò che è stato appena intravisto?

Gli ultimi quattro versi sembrano proporci un diverso movimento interiore. Che si tratti di uno scarto del cuore appare evidente dal fatto che questa sezione finale della poesia comincia con una svolta decisa: tuttavia. Se il momento misterioso dell' incontro con l'ispirazione poetica si manifesta secondo forme e figure in cui convivono il prodigioso e l'umbratile, ora vengono chiamate in causa altre potenze, ugualmente decisive. L'epifania della musa nascosta per diventare esperienza creatrice ha bisogno dei doni della fede, nei quali potremmo forse vedere un'allusione ai doni dello άγιο πνεύμα della tradizione cristiana. Tali doni, dice il poeta, sono giunti - tutti - da me, a passi silenziosi, lungo la scala, anch'essa nascosta, del pensiero. Più che il senso della vista entra in gioco quello dell'udito, non la luce ma il suono; c'è un ritmo che viene battuto, una cadenza che segna il passo ed è quella del cuore.

Nelle immagini scelte da Campbell a conclusione della sua lirica mi sembra sia di rilevo il valore simbolico della scala: questa, in numerose tradizioni spirituali, implica la funzione di ponte "verticale" tra i diversi stadi dell'essere, in senso più generale nella letteratura mistica  esprime una certa tenacia dell'ascesi o il procedere faticoso del viaggiatore dell'anima. L'immagine della scala segreta è senza dubbio una citazione della più famosa poesia di San Giovanni della Croce, la celebre Notte Oscura, nella quale il poeta ricorre proprio a tale immagine: l'anima procede lungo il suo "iter ad Deum" por la secreta escala. Campbell conosceva bene l'opera di San Giovanni della Croce, ne aveva fatto esperienza nelle tragiche giornate dell'assedio di Toledo, durante la guerra civile spagnola. E lì che ora dobbiamo spostarci per un po'.

Nel Marzo del 1936 una serie di violente sommosse anti-clericali scoppiano a Toledo, dove il poeta aveva stabilito la sua dimora con sua moglie e i suoi due figli. Furono date alle fiamme alcune chiese e religiosi e monache vennero fatti segno di attacchi nelle strade. Nel contesto di queste violenze Roy Campbell per qualche tempo offrì un sicuro rifugio ad alcuni monaci carmelitani. Dopo alcuni mesi, mentre le forze repubblicane si avvicinavano alla città, i Carmelitani mandarono a chiamare il poeta sudafricano per affidargli le carte personali e gli scritti originali di San Giovanni della Croce. Nei giorni seguenti i miliziani entrarono in città, attaccarono il convento ormai indifeso, trascinarono fuori diciassette monaci e li fucilarono sul selciato della strada, poi diedero fuoco a tutto. Alcuni giorni dopo la casa di Campbell fu perquisita da una pattuglia di repubblicani. Il poeta raccontò anni dopo che durante la perquisizione, si era affidato alla protezione del santo ed aveva fatto voto di tradurre le sue poesie in inglese se la sua famiglia fosse stata risparmiata; i soldati se ne andarono senza aver trovato nulla. Il voto fatto in quei drammatici  frangenti non fu dimenticato e le poesie di San Giovanni della Croce furono tradotte in un modo ancor oggi da molti ammirato.

Roy Cambell dunque, nella sua poesia Musa segreta, attinge alle immagini e alle suggestioni di un poeta che conosceva bene e che era stato molto importante per la sua stessa vita. San Giovanni della Croce si sofferma a più riprese a spiegare il simbolismo della scala segreta: egli chiama in tal modo l'attività di contemplazione attraverso cui l'anima perviene all'unione di amore con l'Amato, cioè con Dio. Questa contemplazione è "segreta" perché attiene a ciò che i teologi chiamano sapienza segreta, una sapienza che viene infusa nell'anima all'insaputa dell'intelletto, al di là delle sue categorie conoscitive. A questo, secondo il mio parere, allude il poeta sudafricano quando parla dei passi silenziosi con cui i doni della fede lo raggiungono. 

Giovanni della Croce spiega di seguito che la scala può essere chiamata segreta anche per gli effetti che produce nell'anima: l'azione della sapienza d'amore è a tal punto segreta in ogni aspetto del suo agire, che l'anima non sa cosa dirne, non ha gli strumenti linguistici per esprimerne l'esperienza. Il carattere segreto di tale azione perdura anche in seguito, poiché l'anima, anche dopo essere stata illuminata, non ne discerne i tratti distintivi, né può ricorrere a termini adatti alle sue necessità espressive. La sapienza interiore - sottolinea ancora il poeta carmelitano - non entra nell'intelletto rivestita da alcuna forma accessibile ai sensi e questi non possono conoscerne l'aspetto, né possono in alcun modo immaginarla. Ciò nonostante "l'anima intende e gusta questa misteriosa sapienza" secondo modi che sfuggono al pensiero. Tale aspetto ineffabile del linguaggio di Dio, intimo con i recessi più profondi dell'anima, possiamo ritrovare, a mio avviso, nei versi in cui Campbell nomina il ritmo dei passi scandito dal battito del cuore.

Nella poesia La musa nascosta è in evidenza la tensione dell'autore nell'esprimere ciò che accade quando la poesia si rivela e viene raccolta dall'anima. Campbell descrive questo momento come il risultato di un incontro: il movimento della luce che cade dall'alto e quello che l'anima compie percorrendo la scala segreta, scala di amore e sapienza, sconosciuta all'intelletto, dal momento che questa sapienza trascende ogni possibilità di comprensione e di espressione nelle forme del linguaggio. Sorprende solo in parte, dunque, che la poesia di Campbell faccia sentire in tutta la sua urgenza la questione dell'insufficienza delle possibilità espressive dell'uomo. Né si deve credere che tale penuria sia in relazione con l'altezza della materia del poetare o con gli inciampi così frequenti nel cammino interiore di ognuno. E' vero piuttosto che ogni grande poesia nasce su una terra di confine dove discende sì, secondo traiettorie imponderabili, la musa nascosta, ma dove si apre anche il rischio di precipizi taciturni e di abissi di silenzi.