![]() |
Edvard Munch, Morte nella camera di una ammalata, |
Una lampada deserta
nel calmo vestibolo.
Un'ombra è desta
dove sorge il catafalco.
Sul catafalco è posto
un feretro ornato di fiori.
Nel vestibolo è esposto
il corpo fatale.
Non si dice chi fosse
nel sogno che egli ebbe.
E l'ombra in attesa
è la vita che fu.
Fernando Pessoa, Poesie esoteriche, Guanda 2000,a cura di Francesco Zambon
L' introduzione a questo aspetto meno conosciuto della attività del grande poeta portoghese è ben documentata e chiarisce la centralità dei suoi interessi spiritualistici: oggi sappiamo che in questa sua opera incessante e illusionistica, Pessoa molto attinse a fonti esoteriche, e di tale ricerca sussistono ricche testimonianze fra le migliaia di sue pagine manoscritte alla Biblioteca Nazionale di Lisbona. «In primo luogo sentire i simboli, sentire che i simboli hanno vita e anima – che i simboli sono come noi» troviamo scritto in uno dei frammenti della sua filosofia ermetica.
La poesia che oggi il blog della stella tenue presenta, va letta in questa chiave eminentemente simbolica, ma è anche molto bella per le immagini che propone, tanto che, a mio avviso, essa può affascinare e coinvolgere anche chi di questa ricerca spirtualistica di Pessoa non sappia nulla. A me sono piaciuti soprattutto i versi della strofa finale:
Non si dice chi fosse / nel sogno che egli ebbe. / E l'ombra in attesa / è la vita che fu.
Il nome del defunto, quindi tutto ciò che associamo comunemente alla storia di un individuo, che leghiamo alla sua identità, a quello che riteniamo irripetibile e prezioso (ed ovviamente lo è) non è che un sogno che dilegua, accanto alla lampada, il catafalco, i fiori. Di un'ombra, lì accanto, si dice prima che essa è desta, poi che è in attesa, ma altro non è dato sapere, almeno fintanto che non apprendiamo un'altra arte del vedere, un'altra disciplina del conoscere.