Cerca nel blog

martedì 16 giugno 2020

Il cuore ridondava dei sogni di quel tempo


A UNO CON CUI DISCORREVO DAVANTI AL FUOCO


The arrival of the Tuatha Dé Danann by Jim Fitzpatrick 



Mentre limavo queste incerte magiche rime,
Il cuore ridondava dei sogni di quel tempo
Che, curvi sui carboni languenti,
Discorrevamo di quel popolo fosco che vive nell'anima
Degli uomini ardenti, come negli alberi morti i pipistrelli;
E delle ribelli schiere del crepuscolo
Che sospirano mescolando gioia ed affanno , 
Perché il fiore dei loro sogni non si è mai piegato
Sotto il frutto del bene e del male:
E della fiammeggiante turba schierata a battaglia
Che sale, ala su ala, fiamma su fiamma,
E grida con voce di tempesta il Nome Ineffabile,
E cozzando le lame delle spade compone
Un'estatica armonia, finché irrompe il mattino
E il bianco silenzio tutto sommerge tranne il rombo sonoro
Delle loro lunghe ali e il lampo dei loro candidi piedi.

di William Butler Yeats dalla raccolta The rose (1893)

To some i have talked with by the fire, di cui presento qui una traduzione da me rimaneggiata, non è una delle poesie più note di Yeats, ma è una di quelle che amo rileggere di tanto in tanto.  Vediamo il poeta mentre è intento a comporre le sue rime, ispirate agli antichi miti della sua gente; d'un tratto avverte un sussulto nel cuore, traboccano i sogni di un tempo lontano: un fuoco che languisce nella notte, uomini curvi a parlare delle antiche leggende, dei Fianna e dei Tuatha De danann, déi ed eroi della mitologia celtica, di racconti e saghe ormai quasi dimenticate, ma ancora viventi nell'anima degli uomini dalle forti passioni. 
Vivono ancora quelle storie? Sopravvivono forse, come fanno i pipistrelli nei tronchi degli alberi morti. Curiosa similitudine questa: come i pipistrelli che vivono nascosti di giorno ed escono di notte, leggende e miti non sono fatti per la luce del sole, appartengono all'oscurità. Di giorno anche i protagonisti di quelle antiche gesta, le ribelli schiere che abitano il crepuscolo, se ne stanno in disparte, come i pipistrelli; forse dormono persino a testa in giù, percependo il mondo diurno capovolto e sottosopra. C'è bisogno dell'oscurità perché  la turba schierata a battaglia si erga fiamma su fiamma e gridi con voce di tempesta il Nome Ineffabile. 

In questi versi il poeta irlandese combina insieme visioni della mitologia celtica e riferimenti biblici: il frutto del bene e del male e l'immagine delle schiere angeliche che gridano il Nome Ineffabile, tratta dal libro dell'Apocalisse 19.12. Lo spirito di Yeats è trasportato al cospetto di una lotta decisiva, un combattimento escatologico, dove le schiere angeliche, i suoi antichi, amati eroi combattono insieme finché irrompe il mattino. Poi, di loro rimane solo il rombo sonoro delle ali ed il lampo dei loro candidi piedi.

Può essere, come alcuni critici hanno sostenuto, che in questa possente visione sia adombrata la lotta per l'indipendenza irlandese e che il nome ineffabile sia quello antico che indicava da tempi remoti la verde isola, nome proibito dalle autorità inglesi. Forse anche il clangore delle spade nasce da storie più vicine, preparando quelle future, di nitroglicerina e agguati nella brughiera, di melodie proibite del Sinn Fein pizzicate sull'arpa...

W.B.Yeats ritratto mentre scrive
Tuttavia in questa poesia Yeats sta parlando anche di cosa sia l'arte poetica: limare rime incerte, ma soprattutto ascoltare il proprio cuore che trabocca: la poesia è spalancare la porta dell'anima e far uscire ciò che è custodito al suo interno o ciò che viene a visitarci da chissà dove. Non a caso Yeats, qualche anno più tardi, scriverà che la poesia è essenzialmente "rivelazione di una vita nascosta" e che "la pittura, la poesia e la musica sono il solo mezzo di conversare con l'eternità rimasto all'uomo sulla terra".
E' nei versi 13 e 14 che il legame tra la visione e l'arte poetica mi sembra emerga con più chiarezza: nel cozzare delle spade si va infatti componendo un'estatica armonia: una consonanza di voci, una combinazione di toni, una modulazione di accordi: il compito del poeta. Per il clangore della battaglia e il fragore delle armi infatti gli eroi delle antiche saghe sono usciti nella notte, come ispirati poeti guerrieri.

Non diversamente chi voglia dirsi poeta cerchi il rumore di spade nella notte.

Perché ...

Dove però è il rischio
anche ciò che salva cresce

Nessun commento:

Posta un commento