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giovedì 9 aprile 2020

portami il girasole impazzito di luce



Vincent Van Gogh, Sunflowers, National Gallery, London



Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.

Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.

       da OSSI DI SEPPIA, di Eugenio Montale.

E' questo il centesimo post da quando il viaggio "verso una stella tenue" è cominciato, mesi fa. E  credo che questa poesia di Eugenio Montale sia adatta  ad esprimere ciò che per me è il senso profondo della rotta che tento di seguire ...

"Tutta la legge della esistenza umana consiste solo in ciò: che l’uomo possa sempre inchinarsi dinanzi all’infinitamente grande.
Se gli uomini venissero privati dell’infinitamente grande, essi non potrebbero più vivere e morrebbero in preda alla disperanza".

F. Dostoevskij, Fratelli Karamàzov




2 commenti:

  1. Sa professore, anche io vorrei un girasole impazzito, ma non come quello di Montale: vorrei un girasole che riesca a vedere, guardare, trovare e magari tirar fuori la luce nelle persone. In questi tempi la solitudine è tanta e di conseguenza non ho neanche l'illusione di colmare il vuoto con chi vorrei, se non guardando uno schermo... se avessi li girasole, magari lui, guardandomi, riuscirebbe a dirmi ciò che vorrei sentire: quel vuoto lo hai perché c'è troppo dentro di te e come succede in un buco nero, la materia collassa nella voragine che nulla fa uscire. Forse poi mi direbbe che lui la luce la vede e che io non posso perché il buco nero non la fa uscire.
    Forse il girasole di Montale non è così diverso dal mio, nel suo terreno salino mostra azzurri specchianti, come nel mio buco nero vede la luce.
    Quando mi ha presentato Montale era troppo presto per me, non riuscivo ancora a cogliere il sentimento del poeta.
    Grazie ancora Professore di avermi mostrato il cammino della poesia e le posso assicurare che se non ho seguito il sentiero che mi indicava, l'ho fatto solo per trovare il mio, per sentire con il mio cuore ogni poesia; ogni sua parola non è andata sprecata, anzi, è stata scritta, letta, studiata ma mi rendo conto che ad un giovane burrascoso cuore non si può comandare cosa provare.
    Non sarò stato il suo miglior studente, ma mi piace pensare che sono stato il cuore a cui ha insegnato di più.
    Grazie ancora di illuminare le mie giornate di freddo calcolo,
    alla prossima poesia che possa scuotermi così tanto.
    L.R.

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    1. Carissimo, forse dobbiamo ringraziare insieme le donne e gli uomini come Eugenio Montale, per il dono della poesia che ci hanno fatto. Parli di ciò che hai dentro di te come di un buco nero dal quale la luce, la tua luce, non riesce ad uscire. In molti ci siamo sentiti proprio come tu ti senti in questo periodo in cui solitudine e vuoto ti sembrano nemici invincibili.
      Quello che la poesia di Montale ci mostra è un uomo che chiede "portami il girasole", portamelo tu perché, di mio, non ho che questo terreno bruciato dal salino. Per tre volte lo ripete nella poesia. Credo che sia un indizio prezioso, un punto da cui partire. Spesso l'origine di quello che tu chiami il tuo buco nero è nella pretesa di essere i padroni esclusivi del girasole: se l'abbiamo tra le mani non accettiamo che la vita, anche per un breve periodo ce lo porti via, se non cresce nel nostro terreno viviamo nel rimpianto, nell'accidia, nello scoraggiamento. Siamo costituiti, noi uomini, per scoprire di non essere i signori del "girasole", per desiderarlo, cercarlo e soprattutto chiederlo.
      Un'ultima cosa, caro L. A volte il tuo lato oscuro, la tua Ombra, è in realtà qualcosa che può essere la tua forza; il buio non può esistere senza luce. Jung descrive l’accesso alla propria Ombra come il percorso all’interno di una gola montana, che mira a raggiungere una profonda sorgente. Potrai notare, lo aveva fatto lo stesso Carl Gustav Jung, interessanti connessioni con l' Opus Alchemica che tanto ti interessava ai tempi della scuola. Scrive infatti Jung che non si raggiunge l’illuminazione se non portando alla coscienza l’oscurità interiore.

      Un abbraccio

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