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mercoledì 16 settembre 2020

una cosa di nessuno

 


        Largo


O lasciate lasciate che io sia 

una cosa di nessuno

per queste vecchie strade

in cui la sera affonda -


O lasciate lasciate ch'io mi perda

ombra nell'ombra -

gli occhi 

due coppe alzate

verso l'ultima luce -


E non chiedetemi - non chiedetemi

quello che voglio

e quello che sono

se per me nella folla è il vuoto

e nel vuoto l'arcana folla

dei miei fantasmi -

e non cercate - non cercate

quello ch'io cerco

se l'estremo pallore del cielo

m'illumina la porta di una chiesa

e mi sospinge ad entrare -


Non domandatemi se prego

e chi prego

e perché prego -


Io entro soltanto

per avere un po' di tregua

e una panca e il silenzio

in cui parlino le cose sorelle -


Poi ch'io sono una cosa -

una cosa di nessuno

che va per le vecchie vie del suo mondo -

gli occhi

due coppe alzate

verso l'ultima luce -


Milano, 18 ottobre 1930


di Antonia Pozzi

2 commenti:

  1. questa poesia è talmente intima, delicata, profonda; solo un'anima così incredibilmente sensibile riesce ad essere cosa di nessuno, ombra nell'ombra e, contemporaneamente, donarsi a tutti, con questi versi diventare cosa di ciascuno

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  2. Anche l'estremo pallore del cielo è un'espressione poetica incredibile

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