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domenica 22 settembre 2019

Ciò Che Ogni Albero Sa





foto di Axel Bernstorff

Ciò Che Ogni Albero Sa 

Impara, cuore, ciò che ogni albero sa:
Disporre la radice, infliggerla con giusto orientamento
Nel buio sparso; non dentro il sasso, bensì
Attorno al sasso; non dentro l’argilla
Bensì verso l’acqua non lontana;
Non nella ripulsa, ma nell’amore pronto
A rendere alla pressione di radice angusta ascesa
Fu per l’asse anulare, dritto, fino alla forcella,
E oltre, per l’erta obliqua delle fronde ripetente
L’ordine della sete sottostante nella luce, nel vento,
In simmetria, nell’equilibrio che accoppia
Nadir e zenit; e infine sino al frutto
Che vorrebbe arrotondare col suo peso
Movimento in misura appassionata. Così non agendo
Vantaggio del suo danno, rachitica sarà la chioma
Gibboso lo sforzo di rizzarsi, brutta la corteccia,
Partito il frutto e rado. Ogni albero lo sa.
Non imparare, cuore, dal folle albero di olivo
Che ricorda gli dei ellenici, innamorato della pietra
E del serpe che custodisce alla radice.



                          di Ivan Lalić da Poesie (Jaca Book, 1991), trad. it. Eros Sequi.


Ivan V. Lalic (Belgrado, 8 giugno 1931 – Rovigno, 28 luglio 1996) è uno dei massimi esponenti della poesia iugoslava nel vero senso del termine, essendo nato a Belgrado ed avendo studiato a Zagabria, le due capitali di quelle che erano le repubbliche iugoslave della Serbia e della Croazia, fra le quali ha diviso la maggior parte della sua vita.
Lalic ha iniziato la sua carriera nel 1955 ed ha pubblicato 14 raccolte di poesie, oltre a svolgere un’intensa attività di critico letterario e di traduttore da Hölderlin a Rilke, da Whitman a Pierre-Jean-Jouve, fino a rendere in versi persino La Divina Commedia. 
La sua poesia, definita «protogiovane» per via "dell'istante che, nonostante il suo manifestarsi innumerevoli volte ripetuto nella storia umana, e a dispetto della sua infinita ripetibilità, serba in sé, per chi giunge in una lunga serie di generazione di uomini, la giovinezza e l'originalità dell'esperienza viva” (Vlada Urosevic, citata in L'anno di poesia, 1987, Jaca Book), riflette l'interculturalità della propria vita, tanto da apparire un poeta mediterraneo prima ancora che un poeta Iugoslavo (da https://letteratura.tesionline.it/letteratura/article.jsp?id=24295).


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