Qualcuno, forse, nella sapiente compagnia delle anime nostre
passeggerà sopra il filo di queste mura dove abbiamo
guardato il sole pieno di rame chino sulla misura della notte;
secernerà il mare argento e ondate sulla ghiaia
abbracciata da futura tenerezza; l’aria sarà turchina
del fumo dei nostri nomi;
ma chi ci capirà?
perché sarà spostato il centro, le immagini diverse,
– unite forse con lo stelo: forse il fiore -
e le azioni d’amore unite nel discorso, nella lingua;
ma chi allora vorrà comporre il racconto
da queste sillabe sparse, dai gridi
ritratti a caso in un vetusto specchio,
nel muoversi dell’onda? E perché?
E c’è domani posto per questa rottura
nel tranquillo ricordo degli angeli, nel liscio
ricordo di acqua giovane? Nel ricordo dell’amante?
E ci vorranno forse i quadri traditi
del nostro amore, e guardie del deserto
con sabbia nei polmoni, questa lingua scarsa di sventura,
rapida pena alla maturità, sconfitta decretata?
O sarà senza noi più preciso l’equilibrio,
e più bella senza nostre voci la lingua degli amanti
miste con la morte come il vento con la fiamma,
come la sorgente con la foce?
di Ivan V. Lalić, traduzione di Eros Sequi
E' sulla sommità delle mura di Bisanzio - la città che visse tre volte - che le parole di Ivan Lalić ci portano: qualcuno vi passeggerà, accompagnato dalla sapiente compagnia delle nostre anime. Un pronome indefinito, un uomo sconosciuto di un futuro incerto e un noi, le anime nostre, che qui venivano a guardare il sole chino sulla misura della notte. La visione del sole e del mare d'argento non ha cessato di diffondere il suo incanto, l’aria sarà turchina / del fumo dei nostri nomi. Un verso spettacolare. La voce indistinta che sale da quel noi preannuncia il colore azzurro di cui l'aria si tingerà a causa del fumo dei nomi di quelli che non ci sono più. Ma come può nascere l'azzurro dal grigio del fumo? l'allegrezza di quel cielo dalla mestizia di quella memoria che svanisce? Come è possibile che quella pienezza del vivere sotto il sole del Corno d'Oro abbia a che fare con l'evanescenza di un ricordo in sui si sperdono i nomi del passato?
Un arcano, un misterioso legame deve pur esserci, se no il poeta serbo non farebbe dire a quel noi
ma chi ci capirà?

Le domande, gli interrogativi si fanno serrati, incalzanti; le parole, le immagini hanno una forza evocativa che scaturisce da accostamenti inconsueti di parole spesso comuni: serviranno ancora i quadri traditi / del nostro amore, la lingua scarsa di sventura ?
Non vuole distribuire facili certezze, il poeta serbo e sa che il futuro, quello in cui qualcuno passeggerà sulle antiche mura della città, potrebbe anche essere un futuro senza quelle voci, senza i racconti che da sempre hanno reso bella la lingua degli amanti. Parole depositate dai miti e dalle leggende che hanno attraversato confini e secoli, che sono miste con la morte come il vento con la fiamma, / come la sorgente con la foce.
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