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domenica 22 marzo 2020

ricordate il vento del mattino e la steppa in argento?





Cari compagni di strada che con noi divideste l'asilo notturno!
Verste, e verste, e verste, e pane raffermo...
Rimbombo dei carri zigani,
di fiumi che fuggono a ritroso -
rimbombo...

Ah, nella precoce, paradisiaca, zigana aurora,
ricordate il vento del mattino e la steppa in argento?
La fumata turchina sulla montagna
e del re zigano -
la canzone ? ...

Nella nera mezzanotte, sotto la cortina dei rami antichi,

noi vi regalammo stupendi - come la notte - figli,
miseri - come la notte - figli, 
e rimbombava l'usignolo -
di gloria.

Non vi trattennero, compagni di strada di un'età portentosa,

le nostre povere voluttà e i poveri nostri conviti.

Ardenti fiammeggiavano i falò,

ci cadevano addosso sui tappeti -
gli astri ...


29 gennaio 1917

       di Marina Cvetaeva

Ci sono poesie che sono come un portale magico, o come una cabina di teletrasporto in un'astronave. Insomma, in un attimo sei lì, dove i versi ti precipitano, in un paesaggio di "interminati spazi", verste, e verste, e verste di cammino, condividendo pane raffermo, tra il rimbombo dei carri zigani e quello dei fiumi che fuggono a ritroso. Siamo in Russia lungo una strada che sembra non finire mai, ci accompagnano alcuni cari compagni di strada, con i quali a sera ci fermiamo per dividere l'asilo notturno. Una strofa appena e non ci sono più le mura di casa attorno, i corridoi che in queste giornate di quarantena percorriamo, gli oggetti quotidiani della nostra secessione dalla vita sociale.

Tutto è nel segno di un'esistenza girovaga, persino l'aurora si sveglia fuggendo ai suoi obblighi e reclama il diritto ad essere zigana; anche lei, di solito così puntuale. E l'immaginazione si lascia portare dal vento del mattino, percorre con lui la steppa vestita in argento, tende l'orecchio alla canzone del re zigano.

In ogni poesia, per quanto sia bella c'è sempre un verso in cui sembra che il poeta sia riuscito a concentrare una forza espressiva non comune, che urge e afferra e non lascia scampo. Per me Marina Cvetaeva ha fatto una specie di magia nell'ultima strofa: 

Ardenti fiammeggiavano i falò,
ci cadevano addosso sui tappeti -
gli astri ...





1 commento:

  1. gli astri cadenti come scintille da un falò - l'ultima strofa per me riesce a concentrare in 2 versi ricordi e a far rivivere sensazioni che ho provato spesso proprio nei falò sulla spiaggia, sotto le stelle, e non avevo mai saputo esprimere o mettere - in questo caso appropriatamente - "a fuoco" - buona giornata!

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