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domenica 9 agosto 2020

Nel sonoro apice della notte

 

RUBAIYAT

Torni la voce del persiano a dire
con la mia voce che il tempo è la varia
trama di sogni avidi che siamo
e il segreto Sognatore sperde.

Torni a dire che è polvere la carne,
cenere il fuoco, il fiume la fugace
immagine di questa nostra vita
che lentamente scorre via veloce.

Ci rammenti che l' arduo monumento
che erige la superbia è come il vento
che passa, e che alla luce inconcepibile
di Chi è eterno, un secolo è un momento.

Ci rammenti che l'aureo usignolo
canta una sola volta nel sonoro
apice della notte e che le avare
stelle ci negano il loro tesoro.

Torni la luna al verso che componi
come nel primo azzurro fa ritorno
al tuo giardino. Quella stessa luna
del tuo giardino ti cercherà invano.

Siano sotto la luna delle tenere
sere tuo umile esempio gli specchi.
d'acqua dei pozzi nei quali talvolta
si replica qualche immagine eterna.

Ritornino la luna del persiano
e gli indecisi ori dei crepuscoli
deserti. Oggi è ieri. Sei coloro
il cui volto ora è polvere. Sei i morti.


  di Jorge Luis Borges, da "ELOGIO DELL' OMBRA"



Rubaiyat vuol dire in persiano "quartine", la forma poetica preferita dal poeta, matematico e filosofo Omar Khayyam, vissuto tra l'XI e il XII secolo. Il padre di Borges aveva tradotto in spagnolo una scelta di queste quartine dalla versione inglese curata da Edward Fitzgerald. Tali traduzioni, con una nota introduttiva dello stesso Jorge furono poi pubblicate sulla rivista "Proa", che rappresentò  una delle punte più avanzate della cultura argentina degli anni Venti.
Tornano in questa poesia alcuni dei temi cari a Borges: lo scorrere del tempo, la ricerca disperata di un senso profondo nascosto nelle cose che accadono a cui  forse non possono dare risposte i dogmi e le certezze della ragione e della religione. L'invito piuttosto a cercare gli specchi d'acqua dei pozzi dove a volte si replica qualche immagine eterna. 
Ancora più prezioso mi sembra oggi, in questa strana estate in cui la compagnia degli uomini è temuta e desiderata con uguale insensatezza, l'invito della terza stanza a rammentare (la più alta forma di conoscenza) 


... che l' arduo monumento
che erige la superbia è come il vento
che passa, e che alla luce inconcepibile
di Chi è eterno, un secolo è un momento.



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