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Natività di Andrej Rublev, galleria Tret'Jakov di Mosca |
Se in te semplicità non fosse, come
T’accadrebbe il miracolo
di questa notte lucente? Quel Dio,
vedi, che sopra i popoli tuonava
si fa mansueto e viene al mondo in te.
Più grande forse lo avevi pensato?
Se mediti grandezza: ogni misura umana
dritto attraversa ed annienta
l’inflessibile fato di lui. Simili
vie neppure le stelle
hanno. Son grandi, vedi, questi re;
e tesori, i più grandi agli occhi loro,
al tuo grembo dinanzi essi trascinano.
Tu meravigli forse a tanto dono:
ma fra le pieghe del tuo panno guarda,
come ogni cosa Egli sorpassi già.
Tutta l’ambra imbarcata dalle terre più remote,
i gioielli aurei, gli aromi
che penetrano i sensi conturbanti:
tutto questo non era che fuggevole
brevità: d’essi, poi, ci si ravvede;
ma è gioia – vedrai – ciò che Egli dà.
di Rainer Maria Rilke
E' alla Vergine Maria che la voce di questa poesia si rivolge, a lei che è il fulcro attorno al quale ogni rappresentazione artistica della Natività si è costruita nei secoli, lei termine fisso d'etterno consiglio .
Se non vi fosse stata nella sua natura semplcità, il miracolo di questa notte lucente mai avrebbe potuto essere: l'immensamente grande che si fa mansuetudine. Rilke coglie con grande lucidità la dismisura enorme tra le leggi remote che regolano gli interminati spazi delle stelle e la precarietà di quella notte a Betlemme.
Sempre Maria vediamo dominare al centro della stupenda icona di Rublev dedicata alla natività: non è rivolta verso il bambino, ma verso i Magi che giungono, è rivolta verso il mondo potremmo dire. Colei che ha generato il suo Creatore, rappresenta la nostra umanità, il suo grembo è nello stesso asse di simmetria della stella e quindi del bambino. Colpisce il fatto che non lo guardi, significa che anche lei è compenetrata dal Mistero che l'attende, assorta nella contemplazione di quanto di straordinario è avvenuto: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 57).
Questo atteggiamento pensoso, meditativo di Maria lo ritroviamo anche nei versi di Rilke: fra le pieghe del tuo panno guarda/come ogni cosa Egli sorpassi già. Dentro di sé dovrà guardare per vedere al di là delle fugaci apparenze e svelare la fuggevole brevità degli ornamenti terreni.
In quello sguardo distolto dalla grotta oscura dove il bambino riposa nella mangiatoia, un evidente richiamo al sepolcro della deposizione, in quell'invito rivolto a Maria - fra le pieghe del tuo panno guarda - sta probabilmente il segreto della forza di suggestione che da secoli la figura della Vergine continua a suscitare in artisti, poeti e negli uomini a cui accade ciò che Rimbaud ("Natale sulla terra") dice :
Dallo stesso deserto,
nella stessa notte,
sempre i miei occhi stanchi si destano
alla stella d’argento,
sempre
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