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martedì 11 febbraio 2020





ELICONA PERSONALE
a Michael Longley


Da bambino non potevano tenermi lontano da pozzi
e vecchie pompe con argano e secchio.
Adoravo la discesa nel buio, il cielo intrappolato, gli olezzi
d’erbaccia acquatica, funghi e umido muschio.

Uno, in una mattonaia, aveva un’asse marcia sul colmo.
Gustavo l’intenso impatto quando un secchio
vi cadeva alla fine di una corda a piombo.
Così profondo che non vi si vedeva specchio.

Uno, sotto un muretto a secco, poco profondo,
fruttificava come un acquario. E se tiravi
lunghe radici dal pacciame sul fondo
un viso bianco vi aleggiava.

Altri avevano echi, restituivano i richiami
con una nuova nitida musica. E un altro
metteva paura perché laggiù, tra felci e digitali,
attraverso il mio riflesso schizzò un ratto.

Adesso, curiosare tra radici, tastare il limo,
contemplare, Narciso dai grandi occhi, qualche sorgente
va oltre ogni dignità di adulto. Rimo,
per potermi vedere, per rendere il buio echeggiante.


di Seamus Heaney

da Death of a Naturalist, 1966, traduzione di Marco Sonzogni

Il poeta irlandese Seamus Heaney (Mossbawn, Castledawson, Irlanda del Nord, 13 aprile 1939; Dublino, Repubblica d’Irlanda, 30 agosto 2013) ha rappresentato una delle voci più significative ed intense della letteratura mondiale, ha ottenuto nel 1995 il premio Nobel. Nel 2016 è uscito il Meridiano a lui dedicato a cura di Marco Sonzogni.

Il monte Elicona al quale si fa riferimento nella poesia si trova in Grecia, tra le sue balze vi era la sorgente Ippocrene, cara alle Muse. Chi si abbeverava alle acque che da essa scaturivano riceveva dalle dee l'ispirazione poetica. Il primo ad ottenere tale dono fu Esiodo che le aveva incontrate mentre pascolava le sue greggi sulle pendici del monte. Furono loro a ispirargli la Teogonia.

La sua Elicona personale Heaney la trovava tra vecchi pozzi, con argani e secchi, nel cielo intrappolato, fra gli odori d’erbaccia acquatica, funghi e umido muschio. Un ragazzo gioca tra un asse marcio e il rumore del secchio che cade a piombo su uno specchio di cui non si vede il riflesso. Il richiamo di una musica o di un'eco, un muretto a secco, la paura per un ratto che all'improvviso si palesa formano un insieme di suoni ed immagini da cui scaturisce la sua vocazione poetica. Sono come la fonte di Ippocrene. E' lì che Heaney ha incontrato le sue Muse: una terra viva di odori, tradizioni e colori, straziata da oppressione e tirannia . Il suo paesaggio, il suo orizzonte, le sue radici.

Nell'ultima stanza la voce del poeta ci confessa, con un tono in qualche modo amaro, che quei giochi non si addicono alla dignità di un adulto. Solo la poesia rimane, l'arte del rapsodo

... Rimo,
per potermi vedere, per rendere il buio echeggiante.

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