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martedì 25 febbraio 2020

per iscoprire la fenditura della pietra


Essere un bel pino italico
sopra un colle romano,
quando la luna è colma;
e sentire il vento della notte
muovere le tenere cime
che rinascono in mezzo ai vecchi aghi
in sommo dei vecchi rami
rosee come dita di pargoli.

Essere il più alto e il più fosco cipresso
della Villa d’Este,
dopo il crepuscolo,
quando la fontana
rimuove il velo del capelvenere
dalla sua orecchia stillante
per ispiare il romore remoto
della cascata tiburtina;
e palpare la grazia della sera
con il chiaro verde sensibile
che orla il fogliame funerario.

Essere nel Fòro
lo spirito di una cieca erba
e penare paziente
per iscoprire la fenditura della pietra
veneranda
su cui scalpitarono i Trionfi;
e alfine trovarla,
e far forza con l’esile capo,
e spuntare, e inverdire, e gioire del sole
che mai vide alcuna cosa più grande di Roma.

di Gabriele D'Annunzio da Notturno


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