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venerdì 22 maggio 2020

dove il Re vive aspettando




Le isole fortunate

Quale voce viene sul suono delle onde
che non sia la voce del mare?
È la voce di qualcuno che ci parla,
ma che se ascoltiamo tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.

E solo se mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.

Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando
tace la voce e solo c'è il mare.


                da “Poesie scelte” Fernando Pessoa, Passigli Editori, traduzione di Luigi Panarese             

1 commento:

  1. Più leggo questa poesia, più capisco che devo scrivere delle sensazioni che mi suscita; ma non riesco. Non riesco perché so di che voce parla, della quale poco si può dire, forse solo che la si ha sentita almeno una volta. Eppure si distingue così tanto dalle onde del mare, chiara non per la mente ma per il cuore, come voce della donna che ami quando ti sussurra qualcosa nell'orecchio mentre stai tra il nostro mondo e quello di Morfeo: non importa cosa dice, sicuramente non capirai con la mente, ma per certo ti sveglierai bene.
    Quella voce è lì, per non farsi ascoltare dalla mente, come Avalon che si può trovare solo perdendosi, mentre se la cerchi con bussola e cannocchiale ti troverai solo dall'altra parte del lago.
    Forse parlo di lago e non di mare perché in questo periodo di epidemia non ci si può andare e in queste giornate ventose mi accontento del lago…
    E poi mi fa pensare a quella canzone che piaceva tanto alla ragazza che sussurrava al mio orecchio

    "Portami a sentire le onde del mare
    Portami vicino le cose lontane
    Portami dovunque basta che ci sia posto
    Per una birra e qualche vecchio rimpianto
    E portami a sentire il rumore del vento
    Che tanto torneresti in qualsiasi momento
    Portami dovunque, basta che ci sia posto
    Per un sorriso e qualche vecchio rimpianto"

    Eppure la voce c'è e dona quella speranza che a tutti serve, soprattutto in un momento così difficile. Credo però che dobbiamo essere un Re molto particolare, che vive aspettando ma in moto, come Ulisse che sogna di tornare e spera e si dispera ma poi torna a sperare, ché "se smetti di sperare inizi un po' a morire".
    Io spero solo di essere un Ulisse e non un Foscolo, no, mi piacerebbe anche un Ugo perché alla fine il mio amico è arrivato a Santa Croce che ormai almeno una volta l'anno vado a visitare per prendere ispirazione
    "A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti" sperando io d'essere forte d'animo anche al costo di non poter più baciare la petrosa Itaca.
    Grazie ancora professore, non credo che la ringrazierò mai abbastanza di avermi donato come amica la poesia che riesce ancora (nonostante io sia a metà del percorso per diventare un freddo ingegnere) a smuovere il mio animo e a farmi formulare questi pensieri.
    Grazie,
    L.R.

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