Silenzio:
penetra la roccia
il canto delle cicale
di Matsuo Bashō
Secondo Bashō, “assecondare i movimenti del cosmo” ed “essere amico delle quattro stagioni” significa immergersi nella bellezza della natura disponendo rettamente il proprio cuore: «Portato il proprio cuore in alto, alla più elevata comprensione bisogna tornarsene nel mondo».
Per entrare nel respiro di questo haiku bisogna probabilmente ricorrere ad uno dei termini fondamentali dell'estetica giapponese quello di fūryū una parola che ha un'origine antica ed un campo di applicazione molto ampio. Tra i diversi significati della parola, dobbiamo ricorrere ad uno in particolare, fortemente influenzato dallo Zen: esso deriva dai due caratteri che formano la parola, 風流, " vento" e "che scorre"
Così come il vento che soffia, che passa, possiamo solo avvertire fūryū non vederlo. Lo sentiamo scorrere, ma non lo possiamo afferrare, né vedere. Tuttavia fūryū è- allo stesso tempo - qualcosa di cui possiamo accorgerci, anche se è inafferrabile. Ancor di più, proprio come il vento, fūryū ci dischiude in un mondo di bellezza transitoria senza parole, di cui si può fare esperienza solo nell'istante: subito dopo è perduto per sempre.
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