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lunedì 4 maggio 2020

Io la so la scienza dei commiati


Dante Gabriel Rossetti, Studio per Delia

TRISTIA

Io so la scienza dei commiati, appresa
fra lamenti notturni e chiome sciolte.
Stan ruminando i buoi, dura l’attesa:
ultim’ora di veglia delle scolte
cittadine; e mi piego al rito della notte
dei galli, quando – in spalla il carico di strazio
del viaggio – guardavano lontano umidi occhi,
e pianto di donne al canto si univa delle muse.

Chi, alla parola «commiato», sa quale
distacco giungerà per noi fra poco,
che cosa presagisce lo strepito dei galli
mentre la fiamma arde sull’acropoli,
e perché all’alba di una vita nuova,
mentre il bue rumina pigro nell’andito,
il gallo, araldo della vita nuova,
sulla cinta muraria sbatte le ali?

E amo il filato, amo la tessitura:
il fuso ronza, va su e giú la spola.
Guarda: scalza, leggera come fosse peluria
di cigno, Delia già incontro ti vola.
O gramo ordito del vivere nostro,
che povera è la lingua della gioia!
Tutto fu in altri tempi, tutto sarà di nuovo;
solo ci è dolce l’attimo del riconoscimento.

Ma cosí sia: giace in un lindo piatto
d’argilla una traslucida figura,
come una pelle stesa di scoiattolo,
e a scrutare la cera una ragazza è curva.
Non sta a noi trarre auspici sul greco Erebo:
la cera è per le donne ciò ch’è il bronzo per l’uomo.
Noi sfidiamo la sorte dei guerrieri;
destino è ch’esse traendo auspici muoiano.

 di Osip  Mandel’štam, 1918 (da "Ottanta poesie", Einaudi editore, traduzione di Remo Faccani)


Tristia è la lirica che dà il nome alla seconda raccolta di versi di Mandel´štam. Fin dal titolo rimanda all'opera di Ovidio, scritta durante l'esilio a Tomi sul Mar Nero, dove il poeta latino era stato relegato da un decreto di Augusto.  
Lo stesso Ovidio è l'eroe lirico della poesia qui presentata: è l'ultima sua notte a Roma. Il tempo scorre lentamente, si carica di fatica, come il ruminare dei buoi, sulle spalle è già pronto il fardello della sacca, il carico di strazio; è l'ultima guardia, le sentinelle stanche forse già attendono la fine del loro travaglio. Un pianto di donne si unisce al canto delle muse, il rumore delle ali di un gallo sulle mura, il fuoco arde sull'acropoli. Ma chi conosce il senso di questi segni che annunciano la vita nuova  che attende?

Ecco una donna che, scalza e leggera, corre incontro al suo amato, porta il nome di Delia (la donna cantata nei carmi di Tibullo), un istante solo lungo l'ordito della vita: che povera è la lingua della gioia!  Già... quanto sono inadatte le parole a raccontarla.

Il tempo del commiato è trascorso, le donne proveranno a trarre auspici sul futuro, su pelli di scoiattolo e la cera fusa che si rapprende sull'acqua, il fuso riprende a filare, sola resta la strada...

Noi sfidiamo la sorte dei guerrieri

1 commento:

  1. Ovviamente non conoscevo né la poesia né il poeta, ma quanta potenza evocativa in questi versi!! Bellissima, grazie

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