di Iosif Brodskij
Io ero solamente ciò
che tu toccavi, quello
su cui - notte fonda, corvina -
la fronte reclinavi tu.
Io ero solamente ciò
che tu là in basso distinguevi:
sembiante vago, prima, e poi
molto più tardi, tratti.
Sei tu, ardente, che

la conchiglia dell'udito
a destra, a a manca, là, qui.
Tu che nell'umida cavità,
tirando quella tenda,
hai messo voce, perché
potesse te chiamare.
Cieco ero, nulla più.
Tu, sorgendo, celandoti,
hai dato a me la facoltà
di vedere. Si lasciano scie
così, e si creano così
mondi. Spesso, creati,
si lasciano ruotare così,
elargendo regali.
E, gettata così
in caldo, in freddo, in ombra, in luce,
persa nell'universo,
ruota la sfera e va.
1980
Chi siamo? Lo abbiamo forse chiesto al filosofo, allo scienziato, al teologo, poche volte al poeta. Josif Brodskij prova a dircelo con i suoi versi: saremmo privi di consistenza, di solidità e volume, come meduse senza scheletro. Nessuna capacità di udire o di parlare, ciechi incapaci di distinguere le cose intorno a noi... Così saremmo, nulla più, se non ci costituisse come persone in carne e ossa lo sguardo di chi ci ama e che noi amiamo. Il gesto delicato del viso che su di noi reclina, il sussurro, il sorgere e e il celarsi. Solo da tale incontro, che innanzitutto è dono gratuito, nascono mondi, universi che trovano la propria ragione d'essere nell'elargire regali, a nient'altro sono destinati.
Chi è Josif Brodskij?

Arrestato nel novembre del 1963, Iosif Brodskij, il poeta, fu processato il 18 febbraio 1964. Naturalmente, l’esito del processo era dato per ovvio: “Al processo non poterono assistere tutti coloro che lo avrebbero desiderato in quanto i posti furono occupati da lavoratori convocati dalle autorità per ingiuriare l’imputato nel corso delle udienze” (Marco Clementi, Storia del dissenso sovietico, Odradek Edizioni 2007, p.46). Il processo divenne emblematico: nonostante le promesse di apertura, l’Urss stritolava i dissidenti, mandava al confino i poeti. La trascrizione del dialogo tra il giudice e l’imputato, il poeta – il poeta per sua natura è sempre l’imputato, colui che è messo all’indice – ci è giunta, clandestinamente, grazie a Frida Vigdorova. Eccone alcuni passaggi.
Giudice: Qual è la sua specializzazione?
Brodskij: Sono poeta. Poeta e traduttore.
G: E chi l’ha riconosciuta come poeta? Chi ha inserito il suo nome tra quello dei poeti?
B: Nessuno. E chi ha inserito il mio nome tra quello degli uomini?
G: Avete studiato per questo?
B: Per cosa?
G: Per diventare poeta. Non avete frequentato un istituto dove preparano… dove insegnano…
B: Non credo che questo si possa ottenere con un’istruzione.
G: Ma con cosa, allora?
B: Io credo che… venga da Dio
Nel maggio 1972 Brodskij fu chiamato dall'ОVIR, il dipartimento per i visti e gli stranieri dell'Unione Sovietica. Lì viene posto davanti alla scelta: emigrazione immediata oppure prepararsi a subire quotidiani interrogatori, carcerazioni e reclusioni in ospedali psichiatrici. Intanto nel 1964 gli era già capitato due volte di essere ricoverato negli ospedali psichiatrici e questo era stato per Brodskij, stando ai suoi stessi scritti, molto peggio dell'esilio o del carcere. Brodskij non esita, a questo punto, a lasciare l'Unione Sovietica.
Un
ottimo articolo, caldamente consigliato, su Iosif Brodskij e la sua resistenza
contro il Male lo trovate qui http://www.pangea.news/iosif-brodskij-poesie-carcere/.
Nessun commento:
Posta un commento