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mercoledì 12 giugno 2019

Un Orfeo nel Bronx

Cammino nel freddo della notte in pieno autunno,

                                                         come Orfeo,

pensando il mio canto, ansioso di voltarmi,

la mia vita svanita un ornamento, una nuvola alla deriva, dietro di me,

leggera trascendenza di cenere,

sepolta e risorta una volta, e poi ancora e ancora.

Il marciapiede si srotola come un sonno profondo.

Sopra di me le stelle, stelle austere,

svelano il volto.

           Nessun cuore batte alle mie spalle, nessun passo.





di Charles Wright






Charles Wright (Pickwick Dam, Tennessee, 1935) è unanimemente considerato uno dei maggiori poeti statunitensi dell’ultimo secolo. Ha frequentato il Davidson College e lo Iowa Writers’ Workshop, e ha fatto par te per quattro anni nell’esercito americano, periodo durante il quale – di stanza a Verona – Wright ha cominciato a leggere e scrivere poesia. Autore di oltre venti raccolte, ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui si ricordano  il Pulitzer e il National Book Critics Circle Award (1988) e il Griffin International Poetry Prize (2007). Nel 2014-15 è stato poeta laureato degli Stati Uniti d’America. La sua scrittura - ha scritto Antonella Francini su Nuovi Argomenti - "riecheggia la metafisica di Emily Dickinson e il maestoso canto di Walt Whitman, la musica country, il blues e il jazz, l’imagismo di Pound, l’astrattismo di Wallace Stevens, dall’altro richiama l’architettura e l’immaginario di Dante, la metafisica modernista di Montale, quella pittorica di Giorgio Morandi e Paul Cézanne, il surrealismo di Kafka, le voci dei mistici cristiani, i lirici paesaggi interiori dei poeti medievali cinesi. " Uno insomma da tenere d'occhio

Un moderno Orfeo cammina per i marciapiedi di una grande città in una fredda notte di autunno. Dietro di lui, tuttavia non cammina un'incerta Euridice, immagine dell'ars poetica: questa non è altro che leggera trascendenza di cenere ... un verso che vale un intero libro di poesie. Il moderno Orfeo non ha sottratto niente al regno della morte, anzi sembra farsi lui stesso null'altro che vita svanita. Eppure... il marciapiede su cui cammina questo Orfeo del Bronx non è strada di smarrimento, prigione labirintica, disperazione senza fine. Il sonno profondo non è forse, anche, il tempo ed il luogo dove attingiamo le tracce della nostra nostalgia dell'eterno? delle Isole Beate? della  divina foresta spessa e viva, / ch’a li occhi temperava il novo giorno ?
Sopra la solitudine del moderno Orfeo, che è solitudine non solo di affetti umani, ma quella più intensa e forte, che solo nel sonno profondo a volte si fa rammemorare, austere stelle svelano il loro volto.
Orfeo, quello del Bronx, il nostro compagno di strada, non cammina verso un oblio oscuro di piaceri trascorsi e speranze svanite. E' solo, non lo accompagna Euridice e nessun cuore batte alle sue spalle, nessun passo, tuttavia la sua cerca non si ferma.
Solleva lo sguardo, amico Orfeo... quella la via.


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