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giovedì 6 giugno 2019


L'attesa 

      di Raymond Carver

Esci dalla statale a sinistra e
scendi giù dal colle. Arrivato
in fondo, gira ancora a sinistra.
Continua sempre a sinistra. La strada
arriva a un bivio. Ancora a sinistra.
C’è un torrente, sulla sinistra.
Prosegui. Poco prima
della fine della strada incroci
un’altra strada. Prendi quella
e nessun’altra. Altrimenti
ti rovinerai la vita
per sempre. C’è una casa di tronchi
con il tetto di tavole, a sinistra.
Non è quella che cerchi. È quella
appresso, subito dopo
una salita. La casa
dove gli alberi sono carichi
di frutta. Dove flox, forsizia e calendula
crescono rigogliose. È quella
la casa dove, in piedi sulla soglia,
c’è una donna
con il sole nei capelli. Quella
che è rimasta in attesa
fino ad ora.
La donna che ti ama.
L’unica che può dirti:
“Come mai ci hai messo tanto?”

       Ho voluto che questo viaggio cominciasse non con le mia parole, ma con quelle di un poeta e con l'immagine di una felicità promessa, attesa e infine raggiunta.
Questa felicità possiede una natura particolare: è un destino prima di tutto e un ritorno. Per lei siamo nati e in funzione di lei viviamo o ci facciamo del male, quando ci allontaniamo da quella via, che svolta poco prima della fine della strada .
Dante ha colto con grande forza questo aspetto della felicità promessa, quando nel Paradiso scrive:

La provedenza, che cotanto assetta,
del suo lume fa ‘l ciel sempre quieto
nel qual si volge quel c’ha maggior fretta;                 

e ora lì, come a sito decreto,
cen porta la virtù di quella corda
che ciò che scocca drizza in segno lieto.

Siamo una freccia scoccata verso la pienezza della felicità, verso un lieto bersaglio. Quando Dante ha scritto queste parole era un esule, scacciato dalla sua terra, allontanato dai suoi affetti, costretto a salire e scendere le altrui scale. tutto ciò che aveva pensato della sua vita futura, i suoi progetti, le sua aspirazioni, tutto era stato cancellato dall'odiosa condanna di Firenze, la sua città...
E' anche una felicità che ci aspetta e ci conosce per nome, come la ragazza descritta da Carver, quella che abita la casa dove flox, forsizia e calendula crescono rigogliose. Quel posto è nostro, ci attende, ci aspetta,  è impaziente di ritrovarci.
Perché ci hai messo tanto chiede al viaggiatore la ragazza con il sole tra i capelli. Parole simili, più severe solo in apparenza, Beatrice le rivolge a Dante nel giardino dell'Eden:

non sapei tu che qui è l'uom felice?

Perché ci hai messo tanto?
Rischiamo di dimenticarla questa verità, usiamo bussole rotte e mappe sbagliate o, peggio ancora... pensiamo di non meritarla quella ragazza con il sole tra i capelli, mentre è lì che aspetta, subito dopo una salita.

1 commento:

  1. Se le indicazioni per la vita fossero chiare come la poesia, saremmo tutti felici!

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