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martedì 25 giugno 2019

Parlaci piuttosto di vino qual rubino vermiglio o di labbra di miele!






di Hafez di Shiraz

1. A zefiro sul prato di tulipani io andavo all’alba dicendo:

    testimoni di Chi son tutti  questi fiori dalla veste sanguigna?

    Rispose: no Hâfez, io e te a parte non siamo 

    di un simile Arcano

    Parlaci piuttosto di vino qual rubino vermiglio o di labbra di miele!

2. Scuole di teologi, dispute fra dotti, archi e porticati:

    a che pro se il cuore non è sapiente, l’occhio non è veggente!



Nella poesia A zefiro sul prato di tulipani Hafez interroga l'alba sui bellissimi fiori che vede in un campo: sono forse essi  testimoni, un segno, di Qualcuno, a cui solo può appartenere un'arte così sublime? L'alba tuttavia sembra deludere le aspettative del poeta: non abbiamo parte noi con un simile Arcano. L'alba, come l'uomo, è segnata dalla precarietà, trapassa e svanisce in un attimo. Non è quella la strada che Hafez dovrà seguire per scoprire le tracce dell'Altissimo... il sapore del vino dal colore vermiglio e delle labbra di miele, la sapienza del cuore e l'occhio veggente, quello piuttosto è il sentiero, dietro le spalle i porticati dove disputano teologi, sapienti e dotti...

Hafez è il poeta persiano più celebre e più amato. In Iran è ancora oggi molto popolare: si dice che due libri non possono mancare in ogni casa: il suo Canzoniere e il Corano. Dai suoi versi, che tutti sanno recitare a memoria, si ricavano addirittura vaticini per predire il futuro. Importato in Europa con tutti gli onori da Goethe, che ad Hafez si ispirò per il suo Divan occidentale-orientale, ha conosciuto traduzioni in molte lingue moderne. La sua opera poetica si compone di circa cinquecento canzoni. Nel volume Ottanta canzoni, pubblicato dalla case editrice Einaudi, ne viene offerta un’accurata scelta che mostra l’affascinante intreccio di amore carnale e mistica sufi in un contesto antitetico di figure dell’ipocrisia (il predicatore, il censore, ecc.) e di figure della sincerità (il bevitore, il libertino, il mendicante) che configurano una «controcultura» innervata nell’amore e nell’ebbrezza. O nell’ebbrezza dell’amore.

L’eternità sta nel vino, coppiere, a me versane l’ultima goccia: lassù non fiorita è radura, non quale a Shiraz riva d’acque.

Di liuti parlatemi solo, parlatemi solo di coppe: il segreto di questo mondo è un enigma che mai saprà scioglier sapienza (dal sito Einaudi.it).

Un articolo molto interessante su questo poeta persiano, la cui scrittura (da molti  è chiamata lisān al-ghayb, la “lingua del mistero”)   lo trovate in
 http://www.nuoviargomenti.net/poesie/hafez-di-sciraz-ieri-notte-ho-visto-gli-angeli-bussare-alla-porta-della-taverna/


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