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venerdì 7 giugno 2019

La conchiglia
        di Osip Mandel’štam


Forse non ti sono necessario,
notte; dalla voragine totale
simile a una conchiglia senza perle
sono stato gettato alla tua riva.

Di schiuma gonfi impassibile le onde,
canti scontrosa;
eppure l’amerai, l’apprezzerai,
la bugia dell’inutile conchiglia.

Le giacerai accanto sulla sabbia,
la indosserai come la tua pianeta,
tenacemente unite intreccerete
l’immensa campana delle increspature,

e le pareti della fragile conchiglia
come il guscio di un cuore inabitato
riempirai dei sussurri della schiuma,
di pioggia, nebbia, vento.

(traduzione di Serena Vitale)

Chi è Osip Mandel’štam?

Osip Ėmil’evič Mandel’štam (Varsavia, 15 gennaio 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938) nasce a Varsavia da una benestante famiglia ebraica. Nel 1900 Mandel’štam si iscrive alla prestigiosa scuola Teniševskij, sul cui annuario, nel 1907, appare la sua prima poesia. Nel 1908 entra alla Sorbona di Parigi per studiare letteratura e filosofia, ma già l’anno seguente si trasferisce all’Università di Heidelberg e, nel 1911, a quella di San Pietroburgo. Nel 1911 aderisce alla «Gilda dei poeti», fondata da Nikolaj Gumilëv e da Sergej Gorodeckij, gruppo intorno al quale si svilupperà il movimento letterario dell’acmeismo di cui Mandel’štam, nel 1913, redige in gran parte il manifesto che verrà pubblicato nel 1919. Nello stesso anno appare la sua prima raccolta di poesie, Kamen’ (Pietra). Nel 1922 si trasferisce a Mosca con la moglie Nadežda, sposata l’anno precedente e pubblica la sua seconda raccolta, Tristia. Da questa data escono vari scritti di saggistica, critica letteraria, memorie: Il rumore del tempo e Fedosia, entrambe del 1925, e brevi testi in prosa, Il francobollo egiziano, del 1928. Nel 1933 pubblica una poesia contro Stalin, una sarcastica critica del regime comunista. Sei mesi più tardi viene arrestato una prima volta dal Nkvd, e inviato con la moglie al confino sugli Urali, a Čerdyn’. In seguito, dopo un suo tentativo di suicidio, la pena verrà attenuata in divieto di ingresso nelle grandi città e, con Nadežda, sceglie di stabilirsi a Voronež. Nel 1938 viene nuovamente arrestato. Condannato ai lavori forzati, è trasferito all’estremo oriente della Siberia dove muore a fine dicembre nel gulag di Vtoraja rečka, un campo di transito presso Vladivostok.

dal blog lombradelleparole.wordpress.com


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