Paesaggio
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Boulevard des Capucines in Paris - Claude Monet |
Voglio, per comporre castamente le mie egloghe,
dormire accanto al cielo, come fanno gli astrologhi;
e vicino ai campanili, ascoltare sognando
i loro inni solenni portati via dal vento.
Le mani sotto il vento, dall'alto della mia mansarda,
vedrò l'officina che canta e che chiacchiera,
i comignoli, i campanili, alberi maestri della città,
e i grandi cieli che fanno sognare l'eterno.
E' dolce veder nascere tra le brume
la stella nell'azzurro, la lampada alla finestra,
i fiumi di carbone che salgono al firmamento
e la luna che versa il suo pallido incanto.
Vedrò passare primavere, estati, autunni;
e quando arriverà l'inverno con le sue nevi monotone,
serrerò porte e finestre,
fabbricherò nella notte i miei palazzi stregati.
Sognerò allora orizzonti azzurrini,
giardini, zampilli d'acqua riversanti il loro pianto negli alabastri,
baci, uccelli cantanti sera e mattino,
e quanto di più infantile l'Idillio può possedere.
Tempestando vanamente al mio vetro
la Rivolta non riuscirà a farmi alzare la fronte dal leggìo,
perché sarò tutto nel piacere d'evocare la Primavera,
di far nascere un sole dal mio cuore e di trasformare
i miei pensieri ardenti in una tiepida atmosfera.
di Charles Baudelaire
La poesia La città di Costantino Kavafis e questa di oggi di Charles Baudelaire parlano del posto dove molti di noi vivono, lavorano, dal quale a volte desiderano scappare, dove ritornano, dove cercano di nascondersi, spesso sognando orizzonti azzurrini...
La città moderna non è solo uno spazio delimitato da un particolare paesaggio, come quello che Baudelaire ci fa vedere. La città è qualcosa di più, è una condizione dello spirito.

Nella poesia di Kavafis un uomo dichiara apertamente la propria condizione di desolazione:
... E qua
giace sepolto, come un morto, il cuore.
La sua vita non è altro che macerie nere, quella vita che negli anni trascorsi ha saputo solo perdere e schiantare.
Nella lirica di Baudelaire tutto è visto come da lontano, da un luogo che si vorrebbe distaccato, sottratto alla sventura e alla monotonia. Il canto dei campanili è sognato, ed è portato via dal vento.
L'officina, i comignoli, i campanili, alberi maestri della città, / e i grandi cieli che fanno sognare l'eterno sono visti dall'alto di una mansarda, i grandi cieli fanno sognare l'eterno, ma è appunto un sogno, desiderato e rimpianto dall'uomo, un sogno che rende la propria condizione più infelice.
Il protagonista della lirica di Kavafis vorrebbe scappare, ma la sua è una fuga destinata al fallimento:
Né terre nuove troverai, né nuovi mari.
Ti verrà dietro la città...
L'uomo che ci parla nella poesia di Baudelaire prova a chiudersi nella sua casa, serrerò porte e finestre, la vita è fuori dalla finestra e solo nel sogno, nell'immaginazione, può trovare riscatto:
fabbricherò nella notte i miei palazzi stregati.
Sognerò allora orizzonti azzurrini,
giardini, zampilli d'acqua riversanti il loro pianto negli alabastri,
baci, uccelli cantanti sera e mattino ...
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Une rue de Paris en mai 1871, Maximilien Luce |
far nascere un sole dal mio cuore ...
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