Cerca nel blog

mercoledì 3 luglio 2019

... incontriamoci là


   
 



             Di là dalle idee, di là da ciò che è giusto e ingiusto, c’è 

un luogo. Incontriamoci là.


                                                                                                       Jalal ad-din Rumi

Abbiamo un appuntamento dice Jalal ad-din Rumi, in un luogo al di là delle idee, al di là del giusto e dell'ingiusto; questa cosa colpisce immediatamente e ci coinvolge in un'atmosfera rarefatta ed evocativa, in un mondo altro, un mondo che immaginiamo (ma qui la parola "immaginazione" rivela il suo privilegio e il suo limite) straordinario e magnifico. Non le idee, né i principi, nemmeno quelli morali consentono l'accesso a tale mondo, che si trova al di là di ciò che la parola e la mente umana possono definire. 

Il poeta si rivolge ad un tu. Non dice nulla su chi sia: quanti anni ha? come si sono conosciuti? perché non sono insieme? Non lo sappiamo, ma una cosa invece ci è chiara che questo è davvero l'appuntamento che non si deve mancare, per nulla al mondo.

Io lo so che questo tu è la persona che il poeta ama. La chiameremo proprio così l'amata. Lo so che è così perché i programmi, le esigenze di indipendenza, le idee astratte, i giudizi su ciò che è giusto e ciò che non lo è, i valori non negoziabili segnano confini, barriere, limiti, definiscono gli spazi entro i quali accettiamo o rifiutiamo l'intimità. 

Non così l'amore.

C'è un passo del Cantico dei Cantici, al capitolo 5,  che illumina in modo perfetto questa natura dell'amore: l'amata sta dormendo, quando sente fuori dalla porta il suo diletto che bussa e che le dice:

«Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne».

Quando il diletto mette la mano nello spiraglio della porta, un fremito la sconvolge:

Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.

Corre infine ad aprire, ma il diletto se n'è andato, è scomparso e l'amata viene meno, lo cerca, ma non lo trova, lo chiama, ma non ha risposta. Allora esce di casa, nel cuore della notte, incurante del giusto e dell'ingiusto, del pudore, della reputazione, come una brava ragazza non farebbe mai...

Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.


Il mantello nel linguaggio semitico orientale ha un forte valore simbolico. Tra le altre cose poiché proteggeva dal freddo e dal caldo, alcuni brani della Torah obbligavano il creditore a restituirlo qualora lo avesse avuto come pegno per un debito. Insomma è ciò che non si può togliere a un uomo senza violarne la dignità.

Una donna percossa dalle guardie, senza mantello, nella notte ... incamminata al di là delle idee, di là dal giusto e dell'ingiusto verso l'appuntamento più importante della sua vita... è lì che il diletto l'aspetta... 

E' di quel luogo che ci parla il poeta.


Ciò che è vero per l'amore terreno è come il riflesso dell'amore verso Dio: "Bellezza e Amore, d'altra parte, sono due cardini del Sufismo, dove naturalmente si tratta, sotto il velo di metafore e simboli
tratti dal mondo naturale e umano, sempre e soltanto della Bellezza e dell'Amore supremi, cioè dell'unica indicibile Realtà ultima, origine di tutte le realtà sensibili, godibili e dunque dicibili, perché create, finite. (da Persia Mistica, vedi sotto)" 

Se siete interessati ad approfondire qui trovate alcuni spunti interessanti :

Jalal ad-din Rumi (1207-1273), detto il Moulana - il nostro Signore,il Maestro -, è senza dubbio il più grande e il più amato tra i poeti mistici o Sufi persiani.

Il Sufismo (la parola deriva con tutta probabilità da Suf, il rozzo saio di lana che distingueva i primi Sufi) ha alle spalle un'imponente teoria di grandi maestri, poeti mistici, teologi e filosofi. Alcuni maestri fondarono confraternite ancora oggi diffuse in tutto il mondo e con gran numero di adepti. È legata al nome di Rumi la notissima confraternita cosiddetta dei dervisci rotanti a Konya, nell'odierna Turchia. I dervisci, vestiti di bianco, danzano in preghiera, girando in tondo in imitazione del cielo
stellato, accompagnati dalla musica, fino a stordirsi nell'estasi.

Franco Battiato- Dervisci danzanti, 1990-2000 litografia su tavola e fondo oro


Un altro interessante testo dove approfondire la poesia di Rumi:















3 commenti:

  1. Poesia con una grandissima forza evocativa. In me ha trovato questo significato: quel “tu” a cui è rivolto l’invito ad un incontro vero, potrebbe non essere l’amata/o, e quel luogo potrebbe non essere l’amore, ma il luogo in cui regna la pace, come assenza di conflitti e Pace come insufficienza e limitatezza della giustizia umana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del tuo commento Francesca, le poesie sono straordinarie per la loro capacità di comunicare attraverso chiavi di lettura che spesso non si escludono.
      La poetica di Jalal ad-din Rumi tuttavia è in grandissima parte attraversata da questa tensione ricorrente tra l'abbandonarsi all'amore terreno (anche nelle sue forme più sensuali) e abbandonarsi all'amore verso Dio.
      Questa poesia trova la sua naturale collocazione proprio in questa prospettiva, solo in apparenza paradossale.

      Elimina
  2. Questo che segue è uno dei moltissimi esempi:

    L’amore è sconsiderato, non così la ragione.
    La ragione cerca il proprio vantaggio.
    L’amore è impetuoso, brucia sé stesso, indomito.
    Pure in mezzo al dolore,
    l’amore avanza come una macina;
    dura la sua superficie, procede diritto.
    Morto all’egoismo,
    rischia tutto senza chiedere niente.
    Può giocarsi e perdere ogni dono elargito da Dio.
    Senza motivo, Dio ci diede l’essere,
    senza motivo rendiglielo.
    Mettere in gioco se stessi e perdersi
    è al di là di qualcunque religione.
    La religione cerca grazie e favori,
    ma coloro che li rischiano e li perdono
    sono i favoriti di Dio:
    non mettono Dio alla prova
    né bussano alla porta di guadagno e perdita.

    La polemica non è contro 'la religione' (anzi vi è in questo poeta una fortissima tensione religiosa e spirituale), ma contro i dottori della legge, i teologi,nel linguaggio usato da Gesù di Nazareth sono "gli scribi e i farisei"... coloro che credono di rinchiudere Dio in una serie di norme e precetti.

    RispondiElimina