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sabato 13 luglio 2019

Un cacciatore di ombre



UN ALTRO POSTO

                                                                                                di Mark Strand

Cammino
nel poco di luce
che c'è

insufficiente sia alla cecità
che al veder chiaro
ciò che verrà

eppure vedo
l'acqua
l'unica barca
l'uomo in piedi

non è uno che conosco

questo è un altro posto
il poco di luce che c'è
s'apre come una rete
sul nulla

ciò che verrà
è arrivato a questo punto
altre volte

questo è lo specchio
in cui dorme il dolore
questo è il paese
dove non viene più nessuno

                                                     
C'è un io che parla in questa poesia - quelli bravi lo chiamano l'io lirico - e questo io ci dice che cammina in un poco di luce che non è cecità, ma neppure un veder chiaro/ciò che verrà . Eppure qualcosa vede, ci assicura l'io lirico: non vede tutto ciò che lo circonda, non vede quel che verrà, ma qualcosa vede.

Una distesa d'acqua, una barca solitaria, un uomo in piedi, sconosciuto.

L'immagine è precisa, levigata, essenziale, come spesso accade nelle poesie di Strand, che diffida delle parole linguisticamente incerte o elusive. Ciò che nella luce fioca è percepito viene restituito con tutta la precisione possibile.

Questo - tuttavia - è un altro posto. Non è la strada che facciamo per andare a lavoro, non il letto dove abbracciamo la sposa al mattino, non la vetrina su cui indugia lo sguardo, non il caffè dove ci raggiunge il vociare confuso di volti sconosciuti o il sorriso sperato dell'amica attesa. Secondo quanto Mark Strand stesso ha scritto «Da qui sgorga la poesia: abitiamo in un posto / che non è nostro, e, soprattutto, non è noi»

 La poca luce che in questo luogo si diffonde  s'apre come una rete/sul nulla. Di fronte a questi versi conviene fermarci, perché sono come un precipitato di energia: la luce si apre come una rete sul nulla... L'immagine, ancora una volta, appare nitida, precisa, anche se il significato - certo - risulta meno chiaro, richiede uno sforzo intenso, un cambio di passo. La luce fioca prova ad abbracciare la realtà, come una rete gettata nell'acqua per prendere dei pesci, ma è sul nulla che essa si apre...

Non si deve pensare qui ad un esito nichilistico della poesia. Luigi Sanpietro in un articolo apparso su Il Sole 24 ore ha definito Strand  come "un cacciatore di ombre" Un cacciatore di "ciò che presuppone un corpo, cioè una sostanza. È un detective metafisico che si sofferma sulle tracce di chi – o di ciò – che ora, qui, è assente e non si vede, ma che deve pur esserci o esserci stato". (https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-07-17/cacciatore-ombre-165630.shtml?uuid=AaQipvoD).
Egli  si muove piuttosto  verso una sorta di certezza nei confronti delle cose invisibili, che però in luogo di apparire negativa – il nulla alla fine di tutto – è invece protesa a sporgersi sul confine oltre il quale devono arrestarsi la voce e lo sguardo. Nella intuizione tuttavia che le ombre possano essere la proiezione, il presupposto di qualcosa che rimane.

Nell'ultima strofa, che si compone di quattro versi di straordinaria intensità espressiva, un aspetto apparentemente paradossale viene in evidenza. Questo luogo altro, questo luogo di confine, è specchio/in cui dorme il dolore. Il dolore non scompare, non è riscattato, non lo si può obliare, ma dorme, come sopito, senza più imprimere il proprio sigillo sui corpi degli uomini, ma pur sempre parte del tutto. L'altro posto,  l'altrove, in cui siamo capitati, non a caso, è uno specchio... il luogo dove all'uomo è dato ri-conoscersi.

Eppure... questo posto altro è anche il paese dove non viene più nessuno...

2 commenti:

  1. molto molto particolare questo modo di descrivere con precisione, luoghi e realtà sconosciute e forse invisibili o metafisiche. Mi colpiscono i versi "ciò che verrà, è arrivato a questo punto altre volte" - mi fa pensare a quei momenti decisivi della vita, momenti dell'esistenza, in cui capisci che il futuro ti viene incontro perchè tu lo affronti, magari passando per un dolore, sicuramente guardandoti in quello specchio. Grazie francesca

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    1. E' davvero intrgiante questa tua proposta. Ecco come appaiono i versi che ti piacciono in originale:

      what is to come
      has come to this
      before

      Grazie a te Francesca!!

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